La storia

Giulio Rodinò

Giulio Rodinò (Napoli 1875-Roma 1946), secondogenito di Gianfrancesco, marchese di Sangineto, e di Giuseppina Sanseverino, compì gli studi a Napoli nel Collegio dei gesuiti alla Canocchia. Si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza e conseguì la laurea nel 1897.

In lui e nella sua famiglia si può dire che sia raffigurata gran parte della storia del movimento cattolico napoletano. Giulio rappresentò la terza generazione: quella che, “smesse le cospirazioni”, entrò in relazione con la società italiana attraverso quel “tramite di avvicinamenti” che furono le amministrazioni comunali delle grandi città. L’inizio della sua attività politica venne a coincidere con il decennio giolittiano, caratterizzato, tra l’altro, dall’attenuazione del non expedit, da una certa apertura dei cattolici nei confronti dello Stato liberale.

Nel 1903 e nel 1909 si era presentato candidato alle elezioni politiche, ma solo in quelle del 1913 riuscì eletto: fu, quella, una delle poche candidature cattoliche risultate vincenti. Il PPI fu per Rodinò come per molti altri cattolici militanti, l’approdo e lo sbocco di varie esperienze politiche maturate nel periodo giolittiano che la guerra, si era incaricata di purificare, creando le condizioni favorevoli alla formazione di un partito di cattolici.

Dopo l’iniziale successo ottenuto nelle elezioni del 1919, il partito attraversò un periodo di crisi tale che Sturzo dovette nominare Rodinò commissario straordinario in vista delle elezioni politiche del 1921. Consigliere nazionale e membro della direzione del PPI, Rodinò ricoprì anche alti incarichi pubblici. Fu, infatti, Vice Presidente della Camera dei deputati dal 1919 al 1921, ministro della guerra nel 1920 e nel 1921, ministro della giustizia nel 1921-22.

Di fronte al colpo di mano fascista, Rodinò assunse un atteggiamento di cauta e prudente attesa. Chiamato a reggere il partito dopo le dimissioni di Sturzo, Rodinò fu l’unico deputato popolare eletto a Napoli nel 1924. Il 9 Novembre 1926 fu dichiarato decaduto dal mandato parlamentare. Dopo l’8 Settembre 1943, per la sua alta esperienza politica fu la figura di maggior rilievo della rinata DC. Ministro senza portafoglio nel governo di unità nazionale, fu poi Vice Presidente del Consiglio nel governo Bonomi. (da AA.VV., Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, I protagonisti, pp. 549-551).